Psicodramma freudiano come strumento di ri-socializzazione per i ragazzi
Le particolari e necessarie contingenze restrittive attuate in tempo di pandemia hanno procurato nei ragazzi, in modo ormai evidente ed innegabile, situazioni di disagio psicologico e sociale.
Il momento della scuola e del contatto con i compagni di classe rappresenta una delle esperienze che definiscono un adolescente dal punto di vista dell’identità sociale.
Il distanziamento e la prolungata mancanza di contatto fisico con gli amici e con il luogo fisico della classe hanno portato i ragazzi a sentirsi isolati, demotivati, ansiosi, depressi; spesso essi cercano di sconfiggere la noia e la mancanza di relazioni sociali rifugiandosi dietro a uno schermo accentuando così sempre di più il proprio ritiro dal vivere sociale, fino a giungere a veri e propri fenomeni di isolamento, ad atti di ritiro sociale, rifiuto ad uscire per incontrare i pari, appiattimento affettivo.
La pandemia ha generato un trauma individuale e collettivo incalcolabile, ha distrutto i riferimenti a cui i ragazzi tendono: il tempo, lo spazio, la routine quotidiana. Si osservano come conseguenze disagio disorientante, angoscia di intrusione e di morte, e per alcuni anche induzione di comportamenti di difesa e protezione dall’altro che personifica il male.
Il protrarsi della DAD ha anche provocato disinteresse e portato sovraccarico emotivo, malinconia, stress, noia, disturbi d’ansia, comportamenti autolesivi, abbandono scolastico, aumento dell’ideazione suicidaria e passaggi all’atto.
È essenziale a questo punto promuovere un lavoro psicologico che miri alla reintroduzione della presenza fisica perchè l’educazione passa attraverso l’esistenza di un altro. È mancata la funzione fondamentale dell’interazione in classe e dell’insegnante che con la sua presenza trasmettesse un sapere vivo innescando un trasporto libidico, un transfert, una capacità di appassionare e di suscitare un desiderio di sapere che non si limitasse all’inserimento di informazioni ma che fosse capace di aprire vuoti. E il desiderio, dice Lacan, nasce sempre dal desiderio dell’altro.
I ragazzi hanno un vitale bisogno di legami per crescere, di essere riconosciuti dallo sguardo e dalla presenza dell’altro; privati della relazione è mancato loro un rispecchiamento emotivo poiché è nel “corpo a corpo” con l’altro che il soggetto coglie la sua posizione.
In Psicologia delle masse e analisi dell’Io Freud scrive: “Nella vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto in quest’accezione più ampia ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio, psicologia sociale. Il rapporto che il singolo istituisce con i suoi genitori e fratelli, con il suo oggetto d’amore, con il suo maestro e con il suo medico, ossia tutte le relazioni divenute oggetto precipuo della ricerca psicoanalitica, possono venire legittimamente considerate alla stregua di fenomeni sociali”.
I ragazzi hanno dunque bisogno di un corpo, di una vicinanza, anche da rifiutare per separarsene; la mancanza di questa vicinanza ha creato un disorientamento simbolico.
È ora necessario intervenire con progetti di ri-socializzazione che possano reintrodurli all’abitudine della presenza che hanno smarrito, così come sono stati smarrite, congelate, alcune delle loro competenze sociali e relazionali.
Perchè lo psicodramma a scuola?
Lo Psicodramma è un dispositivo che si svolge in gruppo ed utilizza il “Gioco”, la rappresentazione, oltre che la parola, come elemento specifico di lavoro. La sua finalità è quella di mettere in luce i meccanismi che, all’interno delle relazioni, creano difficoltà nella comunicazione e rendono più difficoltoso lo svolgimento del proprio compito.
Ognuno può portare alla discussione comune una situazione particolarmente significativa su problemi di apprendimento e/o comportamento rilevati.
Lo psicodrammatista non si pone come colui che spiega, che assume la posizione dell’esperto o di colui che sa “come si fa”, come può fare il medico che rintraccia le cause delle patologie e porta la soluzione a problemi.
L’azione prende l’avvio da un ascolto che sollecita il soggetto a porsi degli interrogativi, ad aprire nuovi scenari e nuove possibilità, affinché si rimetta in moto il desiderio.
La caratteristica del “gioco psicodrammatico” consiste nel fatto che la rappresentazione (sotto forma di gioco, appunto) degli eventi vissuti, permette di evidenziare degli scarti, delle differenze rispetto all’evento reale. La valorizzazione di queste differenze apre nuove prospettive di interpretazione e di lettura su quanto accaduto. Lo psicodramma si pone come un dispositivo molto felice per cogliere le dinamiche interne fra pulsioni, desideri ed emozioni.
Agli studenti:
– consente di giocare a “mettere in scena” le situazioni di conflitto, in un momento della loro vita in cui le parole non possono ancora tradurre adeguatamente il mondo interiore;
– permette di prendere distanza dalle proprie emozioni e di mettervi ordine;
– attraverso l’immedesimazione e l’identificazione in ruoli diversi, favorisce un graduale decentramento e un’apertura ai processi di apprendimento.
Agli insegnanti:
– consente un ascolto più attento attraverso le risorse di lettura e di intervento messe in opera inconsapevolmente;
– permette di far emergere i meccanismi che, all’interno delle relazioni, producono difficoltà nella comunicazione e nello scambio;
– facilita il rapporto con le famiglie;
– suggerisce come affrontare l’impasse incontrata, quali strategie mettere in atto sul piano didattico ed educativo.
Ai genitori:
-permette una riflessione ed un confronto sulle difficoltà incontrate nel rapporto con i figli;
-permette di comprendere, attraverso il cambio di posto, la posizione dell’altro, per trovare nuovi accordi;
-consente di chiarire il valore del proprio apporto nella relazione con l’adolescente.
Lo psicodramma a scuola