L’EMOZIONE IN PSICODRAMMA
Giornata di studio della S.E.P.T. Parigi del 30 marzo 2019
L’emozione è certamente un tema di grande attualità e se “la gioia o il terrore, il riso o il pianto sono il nutrimento della vita” il nostro punto di osservazione è alquanto particolare; cosa avviene delle emozioni nell’ambito dello psicodramma freudiano? E’ dunque questo il tema della giornata di studio che si è tenuta a Parigi alla S.E.P.T.
Una giornate che si avvia con un confronto con le neuroscienze che, ovviamente, ne propongono un punto di osservazione completamente diverso dal nostro. La mattinata di lavoro è stata introdotta dalla corposa relazione di Nathalie Duriez che ha tracciato una storia dello studio delle emozioni in ambito filosofico e scientifico, partendo dai riferimenti greci di Platone, Aristotele, citando Cartesio, Spinoza e Darwin, per arrivare agli attuali studi di Eric R Kandel, Gerald M Edelman, Daniel J Siegel, Antonio Damasio, ed altri rappresentativi autori degli studi più avanzati delle neuroscienze attuali. Dopo l’importante scoperta dei Neuroni a specchio, si sviluppa la teoria della “Regolazione emotiva”, di cui la relatrice ci ha portato un esempio clinico; il presupposto teorico su cui si poggia, è dato dalla possibilità di fare apprendere nuove strategie positive. La mattinata è poi proseguita con la relazione di Marie-Agne Chambert, che, partendo dalla teoria delle pulsioni di Freud, ci ha parlato del valore ancora attuale della psicanalisi; una psicoanalisi che, seguendo Lacan pensa ad un soggetto non riducibile ad una possibile misura, ma unico, frutto dell’incontro del godimento e delle manifestazioni del desiderio. L’inconscio della psicoanalisi non si riferisce ad una memoria sepolta, tantomeno ad una traccia lasciata dall’esperienza, che testimonierebbe della plasticità neuronale¸ ma se Freud e Lacan hanno esplorato queste piste è stato per poter arrivare, attraverso l’esperienza, alla conclusione che l’inconscio che noi incontriamo nella psicoanalisi è la testimonianza di un reale che è proprio di ciascun soggetto, così come lo sono le emozioni.
Il confronto clinico
Se per la mattinata si sono susseguite e confrontate le diverse ipotesi teoriche, il pomeriggio è stato invece dedicato al confronto clinico, analizzando quanto avviene nei gruppi di psicodramma freudiano, i lavori sono stati avviata da Damien Cru, che ha ripercorso la storia de gruppi di formazione e di supervisione partendo dalla propria esperienza, quando lui stesso li frequentava, per la propria formazione, sino ad arrivare ad oggi, dove è presente in funzione di animazione e di osservazione ed assiste alla grande mancanza di emozione ed entusiasmo attuali. Ricordava invece la presenza di regole molto rigide, addirittura date in forma scritta, atte proprio a contenere la grande emotività che il lavoro con il dispositivo dello psicodramma freudiano, sollecitava in tutti i partecipanti. Si sono poi succedute le relazioni di Isabelle De Ricolfis, Claudette Rocaboy e Patrick Vinois, che hanno portato le proprie esperienze, nel lavoro con giovani e adolescenti, alle prese con le proprie emozioni, all’interno dei gruppi di psicodramma freudiano che essi conducono.
Psicodramma e neuroscienze
La giornata di lavoro ci ha messo così di fronte alla grande differenza tra l’approccio clinico delle neuroscienze e quello del dispositivo psicodrammatico, ovviamente per un approccio da posizioni teoriche opposte, ma come è stato fatto notare durante il dibattito, anche per la costituzione stessa dell’approccio clinico: se da un lato c’è stata d’prima una elaborazione teorica e conseguentemente una clinica con un approccio rieducativo, dall’altro partendo da Freud e Lacan, abbiamo una esperienza che nasce dall’incontro, sempre singolare, del godimento e delle manifestazioni del desiderio, di cui ciascun essere parlante racconta la propria esperienza soggettiva.
La stessa elaborazione teorica alla base dello psicodramma freudiano è prodotta da un incessante incontro tra la clinica ed i sintomi contemporanei. Lo psicodramma si propone allora come una scelta etica in cui non vi sarà paragone a modelli più confacenti o rieducazione affettiva, ma la possibilità di un luogo di parola, di incontro con l’altro vantaggioso e sempre nuovo, che può favorire la possibilità in ciascuno, terapeuti inclusi, di potersi orientare nella vita, a partire dalla logica, che costituisce il modo di essere sempre sintomatico di ciascuno. D’altra parte proprio questo è stato sottolineato dai presenti che aderiscono alla S.E.P.T., intesa come luogo di incontro, i cui membri sottolineano e danno valore ai punti che li accomunano rispetto a quelli che li dividono, ed è proprio questo incontro a produrre innovazione rendendo il dispositivo dello psicodramma freudiano sempre attuale.
Emozione in psicodramma
Dr.ssa Antonella Minnucci