Impigliati
La soggettività della nostra epoca è fondata sull’imperativo superegoico “devi godere della vita!” Tutto è messo in atto affinché l’essere umano si adegui sino a condizionarsi ad un mondo in cui bisogna consumare i sempre nuovi bisogni inventati senza tregua. Quello che prima era stato un corpo produttivo viene ora incitato al consumo, inoltre non sa cosa farsene di soggetti che valorizzano la propria singolarità, si preferisce un soggetto che fluttui tra identità sempre nuove.
La psicanalisi ha al contrario come obbiettivo la riappropriazione da parte del soggetto della sua libertà fuori dagli schemi identificativi precostituiti; la struttura del collettivo è ora senza dubbio molto diversa da quella che aveva incontrato Freud: il legame non si istituisce sul versante dell’amore ideale o verso l’altro, ma verso la condivisione di oggetti di godimento.
Ci si domanda se la psicanalisi, che è stata inventata per rispondere ad un disagio nella civiltà, di un soggetto inserito nella società, sia ancora in grado di rispondere al malessere sempre più diffuso del vivere quotidiano; un vivere che è sempre più immerso nella realtà virtuale di Internet dove si passa velocemente da una identità ad un’altra e la realtà al di qua dello schermo diventa una sola delle possibili realtà …
Non si tratta semplicemente di disturbi patologici della identità, la comunicazione diffusa tramite internet getta una luce nuova sulla condizione stessa della identità individuale. In fondo non fa che confermare quello che lo stesso Freud aveva scoperto a proposito dell’Io:
esso non è altro che un ricettacolo di identificazioni, una funzione di misconoscimento.